Quest’area, caratterizzata dalla presenza dei Monti d’Argon, è ubicata in un contesto di transizione tra la fascia pedemontana orientale di Bergamo e la vasta stanza che costituisce lo sbocco all’alta pianura della Valle Cavallina.
Il tratto terminale di questa valle presenta una sezione particolarmente ampia, con i dolci crinali boscati del Monte San Giorgio e dei Monti d’Argon a definirne il confine occidentale e le colline di Carobbio degli Angeli a individuarne il limite orientale. Si tratta di versanti storicamente modellati dall’uomo che li ha terrazzati nei tratti meno acclivi per poter coltivare la vite e alberi da frutto.
L’area di passaggio tra monte e piano non rappresenta unicamenteuna fascia ditransizione tra la pianura e le valli alpine, ma divienecontestorelazionale tra le diverse confluenze vallive. Il parco si trova quindi al centro di un importante snodo geografico dove da sempre gli uomini hanno utilizzato il primo fronte collinare per gli spostamenti trasversalitra i centri pedemontani e le selle meno acclivi per i collegamenti tra un ambito vallivo e l’altro.
Sui versanti e i crinali dell’area collinare l’insediamento è sparso, con edificie nuclei rurali, di antica origine ubicati prevalentemente lungo i versanti a solatio e le dorsali. Icentri di riferimento, Cenate Sotto, San Paolo d’Argon, Albano Sant’Alessandro, sono invecesorti al piano in prossimità del piede dei rilievi collinari; Torre de’Roveri, centro amministrativogemmato dal vicino comune di Pedrengo è l’unico abitato collocatoin posizione relativamente elevata lungo i primirialzi collinari.
La particolare ubicazione vicina alla città, il carattere accogliente dei colli el’esposizione felice dei versanti hanno storicamente favorito la presenzaattiva dell’uomo sin dalla preistoria, peraltro testimoniata dall’antropizzazione dei versanti meglio esposticon il sorgere di case per la villeggiatura e cascine. Non secondaria la presenza del Monasterobenedettino fondato nel XI secolo a San Paolo d’Argon, il quale ha influito in maniera determinante sull’organizzazione degli assetti territoriali e, conseguentemente, paesaggistici.
Come in altri casi del sistema collinare pedemontano, anche in questa zona ai versanti esposti a solatìo, interessati in maniera più o meno estesa da terrazzamenti sui quali viene praticata la coltivazione di vite e alberi da frutta, corrispondono settori esposti a settentrione principalmente gestiti a bosco.
La prevalente presenza di ambienti rurali e seminaturali nel parco siarticola in una variegata sequenza di contesti: prati e rari campi a seminativo sul fondo dellaValle d’Albano e allo sbocco della Valle Serradesca, diffusi terrazzamenti vitati e impianti diulivi sulle prime pendici dei contrafforti collinari, boschi più o meno fitti nei quadranti più freschi o dove il suolo si faparticolarmente sottile e asciutto per l’acclività dei versanti o l’affioramento del substratoroccioso.
Va ricordato che l’ecomosaico locale èimpreziosito da edifici rurali, molti dei quali per posizione e antichità richiamano alla memoria la straordinaria ricchezza del paesaggio storico collinare lombardo.Con la dominazione veneta, specie nell’ultimo ventennio del Quattrocento e nei primidecenni del Cinquecento le cascine trovarono una rinnovata diffusione e andarono a costituirei capisaldi di quel presidio territoriale in ambiti rurali che è perdurato quasi immutato sino alsecondo dopoguerra.